Storie semiserie di un viaggiatore poco serio

Il treno notturno cinese ovvero per fortuna l’aria condizionata funziona

Viaggiare in Cina con mezzi di trasporto di terra è meraviglioso.

Nessuno e dico nessuno dovrebbe rinunciare a provare almeno una volta l’esperienza di un treno espresso notturno.

 

La mia storia inizia quando ancora in Italia contattai Amerigo, amico italiano conosciuto in Australia ma oramai fiero abitante di Shangai, per qualche dritta su come muovermi con i mezzi pubblici visto che oggi come allora la barriera linguistica è davvero molto ardua da superare e da solo avrei fatto davvero tanta fatica ad orientarmi.

Non utilizzando trasporto aereo, cercando di viaggiare low cost (i prezzi sono effettivamente ridicoli paragonati alle distanze, per maggiori info cliccate QUI) e allo stesso tempo essendo interessato ad interagire con gli “autoctoni”, l’unica opzione sembrava essere quella  di un treno notturno ma purtroppo la sezione destinata alle cuccette per la data scelta era già al completo.

All’urlo “Quando ero giovane non sai cosa facevo, cosa vuoi che sia, sarà una bazzecola” accetto l’unica altra opzione: Beijing – Shangai seduto su di un sedile. Per quindici ore e mezza. 1300 km.

La trafila per salire su di un treno cinese è più o meno quella che vi aspettereste in un nostro aeroporto: prenoti il treno online (consigliato), arrivi in stazione almeno un’ora prima, fai una serie di controlli tra cui almeno un passaggio sotto al metal detector e se ancora sei in tempo per arrivare al binario, puoi avviarti verso il tuo punto di accesso.

Ora, intendiamoci… Noi italiani siamo tristemente famosi per la nostra innata capacità di saltare le file, ma ci fosse un campionato mondiale di questa specialità i cinesi vincerebbero il titolo a mani basse: spintarella, faccia di bronzo, ti distrai un attimo ed ecco che ti sono passati davanti nonna, padre, madre e i (massimo) due figli con il carrello dei bagagli.

 

Facciamola breve, sali su questo benedetto treno  e trovi il tuo posto: sedili a coppie una di fronte all’altra dalla consistenza di blocchi di granito con l’imbottitura data da un sottile strato di cotone con lo spazio vitale effettivamente studiato per un cinese, quindi non troppo alto ne troppo grosso. Incominci a capire che non sarà tutto rose e fiori.

Ti riesci a sedere e ad infilare i tuoi bagagli tra quelli degli altri passeggeri che ti guardano stupiti in quanto sei l’unico occidentale del vagone se non dell’intero treno: gli altri si muovono in aereo o almeno prendono una cuccetta, mica fessi!

Provi quindi a rompere il ghiaccio con i tuoi compagni di viaggio (che tanto scenderanno presto no? Chi mai si farebbe una tirata del genere su posti così scomodi) ma i risultati sono abbastanza deludenti fino a quando noti che uno di loro ha la custodia del telefono della Ferrari allora ti batti il petto esclamando “Italia, Italia!” loro ridono e tu sai di averli conquistati. Tanto che il tuo vicino, in un eccesso di fiducia, ti utilizzerà come cuscino per buona parte del viaggio.

Intorno a voi sta succedendo di tutto intanto: persone che si preparano da mangiare attingendo all’acqua bollente messa a disposizione sul treno (cosa molto comune, i cinesi non vedono di buon occhio quella fredda), una mamma che cambia il suo bambino urlante, altri che chiacchierano amabilmente urlandosi da un capo all’altro del vagone senza dimenticare gli addetti della ferrovia che ogni ora passano con il carrello del cibo a chiederti se vuoi qualcosa. No, non sottovoce.

Insomma una decisa immersione in una realtà umana e sociale completamente diversa dalla nostra ma vi assicuro che nonostante tutto, mi sono divertito come un matto.

 

Data la partenza alle 22 verso le 5.30 del mattino finalmente sembra che il mondo intorno a te si sia placato; assonnato guardi fuori dal finestrino e noti che il treno sta passando vicino a delle piccole risaie che illuminate dai primi raggi del sole sembrano più dei minuscoli specchi d’oro avvolti da una nebbia sottile.

Un sorriso stanco ti scappa e ti rendi conto che qualcuno ti osserva:  l’infante che ha passato il tempo a sgolarsi per farci partecipi del suo disappunto, ti sta osservando mentre la madre dorme abbracciandolo.

Ti guarda con i suoi occhioni scuri, le labbra strette strette e un’espressione serissima.

Non un cenno, non un lamento e ti ranicchi sapendo che farà lui la guardia mentre tu finalmente, ti addormenti.

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