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Uzbekistan Ovvero Da qui passa la Storia

L’Uzbekistan è terra di condottieri, matematici e astronomi. Sembrerà poco credibile ma è la realtà.

Anche se madrassa, moschee e mausolei  presentano elementi unici così facilmente riconoscibili da aver permesso al paese di uscire a più riprese da quella sorta di “nebbia mitologica” che ha avvolto per secoli tutta l’Asia Centrale, la sua storia legata a doppio filo ai grandi personaggi del passato ed ad eventi che hanno cambiato gli equilibri politici del mondo occidentale  viene troppo spesso scarsamente considerata.

 

– Il tempo delle grandi conquiste

Dopo essere stato sede di uno dei primi insediamenti umani  della storia (risalente a circa 40000 anni fa), l’Uzbekistan ha conosciuto il suo primo momento di “notorietà” quando Ciro il Grande, fondatore della dinastia persiana conosciuta come Achemenide, lo conquistò nel sesto secolo a.C.

Divisa in tre regioni differenti (chiamate satrapie: Battriana, Corasmia e Sogdiana) restò sotto il giogo persiano per circa due secoli; nel 329 a.C. infatti Alessandro Magno, dopo aver sconfitto più volte le armate nemiche, prese possesso dei territori oggi considerati uzbeki sposando infine una principessa sogdiana, Rossane.

Alessandro Magno. Una volta mi hanno detto che gli assomiglio. Sarà per il naso.

 

I secoli successivi videro la nascita e la caduta di diversi imperi e dinastie, ma l’arrivo dell’orda mongola di Genghis Khan dalla Cina nel 1215 d.C. comportò una nuova era di guerre e distruzioni. La stessa Samarcanda, già all’epoca importantissimo snodo commerciale, venne ridotta in macerie.

 

– Tamerlano e l’ “Illuminismo uzbeko”

Il 14esimo secolo segnò finalmente un periodo di stabilità nella regione grazie alla singolare figura di Tamerlano, feroce guerriero e intrepido condottiero, fondatore della dinastia timureide e saggio mecenate. Una figura storica davvero molto particolare e controversa ma che rese il proprio impero il centro dell’economia e dell’arte di tutta l’Asia Centrale.

Ricostruì Samarcanda elevandolola allo stato di sua capitale, facendone uno dei punti cruciali della Via della Seta, e chiamò alla sua corte i migliori poeti, studiosi e architetti del tempo, lasciando il suo sigillo in maniera indelebile sulla cultura locale. Suo nipote Ulugh Beg grazie alle riforme avviate dal nonno riuscì a costruire l’osservatorio astronomico più famoso del mondo arabo e i suoi studi sull’orbita ellittica terrestre sono stati citati fino al secolo scorso da tutti gli studiosi occidentali.

Particolare dell’Osservatorio Astronomico di Ulugh Beg. Samarcanda.

 

Ma parlando di personaggi uzbeki che hanno modificato in maniera permanente il pensiero occidentale forse è il caso di citare anche Avicenna (Ibn Sinna).

Nato a Bukhara alla fine del primo millennio d.C. è stato filosofo, matematico, astronomo, fisico, chimico, ingegnere e se non bastasse anche uno dei padri della medicina moderna.

Il suo “Canone della Medicina” è rimasto in uso fino al tardo 1700 (più di 600 anni!) ed è stata la prima opera ad esplorare il campo delle malattie infettive (anche a trasmissione sessuale), la sperimentazione applicata alla fisiologia e a gettare le basi della farmacologia. Considerarlo un genio in forte anticipo sui tempi  non è certamente eccessivo.

 

Il Grande Gioco

Non volendo annoiarvi direi di fare un deciso salto in avanti nella nostra ipotetica scala temporale.

Immaginiamo di trovarci nello studio di Lord Auckland, già Grand’ammiraglio della flotta britannica e ora Governatore Generale dell’India, in data 30 Settembre 1838. Seduto alla sua scrivania questo gentiluomo d’altri tempi ha appena firmato il “Manifesto di Simla”, con cui spodesterà  il re afghano e lo farà sostituire con un” fantoccio” più accomodante con interessi inglesi. Il fatto che preoccupa tanto il buon Auckland è infatti la sempre maggiore presenza russa in Asia Centrale, rischiosa per la vicinanza con l’India britannica e sicuramente non disposta ad accettare favorevolmente la forte spinta espansionistica del paese europeo in quel periodo. E’ l’inizio ufficiale del “Great Game”.

Più che una guerra vera e propria (morti ce ne furono comunque moltissimi, tristemente famosi sono gli ufficiali Stoddard e Connoly, tenuti in una fossa dal Khan di Bukhara per quattro anni prima di essere decapitati su pubblica piazza) si trattò di un continuo scambio di provocazioni, missioni diplomatiche presso i piccoli regni che componevano il puzzle del moderno territorio uzbeko e azioni di spie solitarie che farebbero impallidire il più moderno James Bond.

Il risultato finale fu una pressoché totale disfatta britannica, con la Russia zarista che trovò così legittimato il suo dominio sull’Asia Centrale.

 

Uzbekistan ieri e oggi

Nel 1924 il commissario per le nazionalità dell’URSS Josif Stalin cambiò i confini dei Paesi dell’Asia Centrale creando cinque repubbliche, tra cui quella uzbeka. La situazione politica rimase più o meno stabile, ma vide l’Uzbekistan costretto a rinunciare all’agricoltura di sussistenza per concentrarsi sulla coltivazione intensiva del cotone tanto importante per la Russia. Gli effetti più devastanti di questa decisione sono tutt’ora visibili sul Lago d’Aral, un tempo  formidabile riserva idrica oramai ridotta al 10% della sua superficie originale proprio a causa dell’uso scriteriato delle sue acque, utilizzate per approvvigionare le nuove coltivazioni.

La scomparsa dello specchio d’acqua sembra irreversibile (o almeno quella della parte meridionale dello stesso) e oltre ad ingenti danni all’economia locale basata sulla pesca, ha avuto effetti sconvolgenti sul microclima di tutta la regione.

Il LAgo d’Aral prima e dopo la “cura dimagrante”. Photo by: Cult of Mac

 

Il 1 Settembre 1991 l’Uzbekistan dichiarò la propria indipendenza da una URSS oramai allo sbando e nel Dicembre dello stesso anno dopo elezioni farsa vinte con più del 85% dei voti, fu eletto presidente della neonata repubblica Islam Karimov, già segretario del Partito Comunista uzbeko.

Karimov instaurò un regime fortemente autoritario,caratterizzato da uno stretto controllo sui media e una feroce repressione dell’opposizione politica. Nel 2005, in seguito ad una politica di annichilimento della (reale o presunta) minaccia estremista islamica, a Andijan vennero uccise centinaia di persone durante una manifestazione di stampo religioso. Sicuramente questa è la pagina più oscura della storia recente di questo paese, ma sembrerebbe che le cose stiano cambiando.

Il nuovo presidente uzbeko, Shavkat Mirziyoyev ha avviato una serie di riforme che sembrano voler portare ad una maggiore apertura verso l’esterno, favorendo turismo e commercio (l’inflazione è a livelli altissimi e per fare la spesa in Uzbekistan non avete più bisogno di uno zaino solo perché hanno deciso di stampare banconote di valore superiore).

 L’equivalelente in valuta locale di 100 dollari americani. Ammetto di essermi sentito come un novello Pablo Escobar.

 

I risultati sono visibili anche per i cittadini, che risultano sorpresi da questo cambio di rotta del governo, ma si riservano di osservare la novità con occhio un po’ critico e diffidente. Visto il recente passato, non viene da dargli torto.

Quali sono quindi le conclusioni? E’ un paese da evitare? Assolutamente no!

La cultura, la storia e l’ospitalità uzbeke rimangono intatte e l’esperienza personale che io ho vissuto è stata semplicemente incredibile. Dal Luglio 2018 inoltre, le pratiche per il visto turistico che potevano essere lunghe e tediose sono state sostituite da un comodo e pratico E-Visa. Il costo della vita è sinceramente molto basso (non quanto il Kirghizistan, di cui parlo QUI, ma comunque decisamente economico) e anche l’offerta di  alberghi/ostelli è varia e per tutte le tasche.

Non ve ne pentirete.

 

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