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Jiayuguan Ovvero Ricostruire non è conservare

Prima o poi doveva succedere ovviamente, ma si spera sempre di poter rinviare l’ovvio, in qualche maniera.

Questa volta purtroppo ho avuto la possibilità di toccare con mano cosa per i cinesi significhi “mantenere e rendere agibile” un monumento storico.

Jiayuguan è un paesone da circa 150.000 abitanti situato nella provincia del Gansu ,  in pieno deserto del Gobi; ambiente rilassato, decisamente pochi turisti dovuto questo probabilmente al periodo in cui mi sono trovato a passare nella zona (fine Maggio), in quanto la città sembra ben attrezzata per ospitare visitatori, anche se pochissimi luoghi di pernottamento accettano stranieri (un problema che in questa parte della Cina è piuttosto diffuso).

Il motivo principale che giustifica una permanenza nella zona è presto detto: qui finisce la Grande Muraglia cinese. O meglio, muovendosi verso ovest si trovano altri terrapieni che costituivano un abbozzo di difesa, ma il famoso muro che avrebbe dovuto tenere le minacce lontane dal popolo cinese trova effettivamente qui il suo terminale occidentale.

Un viaggiatore proveniente da est, che ha già camminato e posato lo sguardo su questa incredibile opera dell’uomo potrebbe quindi sentire di aver completato una sorta di percorso nello scorgere il sole tramontare dietro gli ultimi fari di segnalazione. Magari emozionarsi pure.

Questo era quantomeno quello che pensavo sarebbe avvenuto al sottoscritto, ma mai errore fu più grande.

Nel 1372 (dinastia Ming) una fortezza, il Jiayu Fort meglio conosciuto come Jiayuguan Pass, venne costruita  sulle colline vicino all’odierna città per rendere più sicuro il confine occidentale dell’Impero Cinese. Nel 1540 il complesso era diventata una cittadina fortificata, punto fondamentale di passaggio sulla Via della Seta e il non distante Talai River Fire Tower (faro di segnalazione più occidentale) si dice fosse in effetti la prima postazione a mettere in allarme la nazione in caso di attacco nemico.

 

Visitare questi luoghi purtroppo non trasmette davvero la sensazione di essere di fronte ad edifici di rilevante importanza storica: se la postazione di guardia pur essendo quasi difficile da distinguere nel deserto da quanto poco ne è rimasto rende l’idea di avere avuto un vissuto importante, il forte è stato completamente restaurato, le mura ricoperte con nuovi strati di protezione e nel preciso istante in cui io ero in visita, due operai stavano ridipingendo porte di legno se non antiche quantomeno artisticamente rilevanti con pennelloni che neanche un imbianchino avrebbe il coraggio di utilizzare per il proprio lavoro.

All’esterno del forte potete persino trovare un circuito nel deserto nel quale scatenarvi con le dune buggy a noleggio messe a disposizione tra una bancarella di souvenir e l’altra. Inutile dire che anche solo apprezzare la quiete del deserto è stato davvero difficile.

La parte di Muraglia visitabile si trova a circa 10 km a nord-ovest della città ed è stata la “botta”  definitiva.

 

Arrivatoci in bicicletta (noleggio circa 30 RMB per l’intera giornata) in compagnia di un ragazzo olandese, ci siamo da subito scambiati sguardi allibiti; se ci avessero detto che quello di fronte a noi era un muro appena finito di costruire, ci avremmo creduto senza problemi. La torre finale, che si raggiunge dopo diverse centinaia di scalini è forse l’unica parte del percorso in cui sono riconoscibili i segni del tempo e il paesaggio che vi si pone davanti è effettivamente molto bello, con il deserto del Gobi da una parte e la città circondata di verde dall’altra.

 

Non mi permetto di criticare l’operato di persone che sicuramente sono più qualificate di me, ma il commento del mio “compagno di avventura” è il riassunto del mio pensiero: “Sembra Disneyland”.


Forte, Muraglia e Faro (biglietto unico, richiesta impronta digitale)

Orario: 8.00 – 18.30

Costo: 120 ¥ (poco più di 15 euro)

 

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